MAL DI SPALLA: PERCHE’ NE SOFFRO ANCHE SE NON MI ALLENO
Ogni sport praticato a livello agonistico predispone in modo inevitabile a qualche tipo di infortunio, che sia causato da uno scontro diretto con un avversario oppure da overuse e sovraccarico di quel distretto: come non ricordare a tal proposito il ginocchio in chi gioca a calcio o basket, oppure il mal di spalla nella pallavolo, pallanuoto e nuoto.
Questo tipo di premessa potrebbe portare a pensare che tutti coloro che rientrano nei “Very Normal People” siano esenti da questo problema: “se non sovraccarico le mie articolazioni e non rischio uno scontro diretto con un collega, sarò salvo da dolori e infortuni”, potreste pensare.
“Lo sport fa male”, vi sarete ritrovati a dire sogghignando a qualche collega o amico sportivo sempre un po’ ammaccato dagli infortuni.
Purtroppo però, non è propriamente vero.
Sarà capitato sicuramente a voi oppure a qualche conoscente di soffrire di mal di spalla, mal di schiena o altro pur non strapazzandosi di attività sportiva.
Perché dunque anche chi non fa sport agonistico va incontro ad infortuni e dolore?
In questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza per quanto riguarda incidenza e cause del mal di spalla e dolore alla cervicale nei sedentari, riservandoci di affrontare anche la tematica “ginocchio” e “schiena” alla prossima occasione.
Due parole su cervicale e spalla.
Il tratto cervicale è un segmento della colonna vertebrale (quindi sì, la cervicale fortunatamente l’abbiamo tutti!), costituito da 7 vertebre allineate in modo da definire una lordosi, cioè una curva con convessità anteriore.
Questa curva comincia ad accentuarsi da neonati a 3-4 mesi di vita e sempre più intorno ai 9 mesi, quando il bambino comincia a star seduto: si sviluppa quindi principalmente nel 1° anno di vita e gioca un ruolo fondamentale a livello funzionale.
In seguito a traumi come il colpo di frusta oppure posture prolungate nel tempo (proprio come quella che si tiene solitamente davanti al PC), tale curva può ridursi o addirittura piano piano invertirsi: questo comporta un disequilibrio fra il tratto cervicale ed il vicino cingolo scapolo-omerale, che può portare poi a problematiche dolorose.
Secondo alcuni studi infatti, chi ha una riduzione della fisiologica lordosi cervicale è più incline a soffrire di cervicalgia.
Citando Kapandji, “in una colonna a tre curve mobili come la colonna vertebrale con una lordosi lombare, una cifosi dorsale ed una lordosi cervicale, si ha una resistenza dieci volte maggiore di quella di una colonna rettilinea.”
Vien da se’ che un tratto cervicale rettilineizzato determina un adattamento anche per quanto riguarda il complesso della spalla, dato che molti dei muscoli che interessano il tratto cervicale si inseriscono anche sul cingolo scapolare.
Solitamente quando si parla di “spalla” si intende un complesso di 5 articolazioni:
- articolazione Scapolo-omerale
- articolazione Sotto-deltoidea
- articolazione Scapolo-toracica
- articolazione Acromion-clavicolare
- articolazione Sterno-costo-clavicolare
E’ facile intuire quindi che i movimenti della spalla coinvolgono molte ossa e altrettanti muscoli, strettamente collegati fra loro; è proprio questa caratteristica che consente a questa articolazione di poter compiere movimenti molto ampi, ma che la predispone al tempo stesso ad infortuni e disequilibri muscolari.
Il tratto cervicale è inoltre molto influenzato, sia dal punto di vista meccanico che neurologico, da due sistemi fondamentali dal punto di vista posturale: il sistema visivo e quello vestibolare.
Senza approfondire troppo l’argomento, che richiederebbe un articolo a parte, basti pensare che molti dei sintomi in chi soffre di dolore alla cervicale riguardano appunto vertigini, nausea e fastidi agli occhi e che molte cervicalgie sono state migliorate o addirittura risolte dopo una visita oculistica e l’inserimento di occhiali.
Cause del dolore.
E’ chiaro quindi a questo punto che il disequilibrio muscolare tra tratto cervicale e cingolo scapolare è fra i principali motivi del dolore al collo ed alla spalla.
Il dolore in questi distretti può anche derivare e/o essere influenzato da:
- assunzione di cattive posture prolungate nel tempo
- movimenti ripetitivi
- cattive abitudini del sonno
- bruxismo
- borse a tracolla pesanti
- nervi schiacciati o intrappolati
- colpo di frusta
- ansia e/o depressione
- altre patologie cliniche (artrite, infezioni, fibromialgia …)
- problematiche funzionali a livello di sistema visivo e vestibolare
La voce “ansia e/o depressione” merita un piccolo approfondimento: pare infatti che in uno studio che ha coinvolto oltre 170 impiegati d’ufficio, la depressione fosse indicata come uno dei 3 principali fattori di rischio per il dolore al collo insieme alla poca resistenza e forza dei muscoli del collo ed alla scarsa tolleranza al dolore.
Tenendo sempre ben presente la netta distinzione fra depressione e ansia, è bene ricordare che quest’ultima modifica la percezione del dolore e può causarlo in zone in cui solitamente non lo avvertiamo proprio a causa di una maggiore infiammazione.
Sottolineo sempre come un assetto metabolico disastrato sia terreno estremamente fertile per lo sviluppo del dolore, dato che un’aumentata infiammazione caratterizzata da una maggiore acqua extracellulare (ECW) ed un maggiore potassio extracellulare (ECK) determinano una matrice extracellulare (MEC) più viscosa e dunque più in difficoltà nel fornire il suo sostegno strutturale e metabolico, quindi nel distribuire le tensioni e nel fornire un ambiente adeguatamente idratato e ionico attraverso il quale metaboliti e nutrienti possono diffondersi liberamente.
Lo stress agisce in modo importante sullo stato infiammatorio del nostro organismo, insieme alle abitudini alimentari ed allo stile di vita.
Attenzione quindi in primis ai seguenti macro-aspetti:
- gestione dello stress e dell’ansia
- corretta alimentazione
- adeguata idratazione
- schemi respiratori disfunzionali
Una volta analizzati questi aspetti, rimane ovviamente da considerare l’aspetto più puramente meccanico della questione.
Incidenza del dolore e sintomi.
Secondo il Clinical Guide to Sports Injuries del 2004 circa il 50% degli adulti all’anno soffre di dolore al collo, riportando i seguenti sintomi:
- dolore al collo che aumenta durante determinate posture (lavoro al PC, guida …)
- mal di testa
- tensione muscolare
- problemi a muovere la testa ed il collo
Pare inoltre che l dolore al collo duri più a lungo di quello alla schiena: in uno studio effettuato su 155 svedesi che avevano sofferto di dolore al collo o alla schiena (abbastanza forte da perdere un mese di lavoro) 12 anni prima, ben il 96% di coloro che avevano lamentato dolore al collo ne soffrivano ancora un po’ a distanza di tutti quegli anni, contro il 75% che continuava a lamentare il dolore alla schiena.
Grande influenza nello sviluppo di fastidi in questo distretto lo hanno poi gli incidenti stradali: chi ha avuto un incidente durante periodi di stress o mentre soffriva dolore di qualche tipo ha 5 volte più possibilità di sviluppare dolore cronico al collo, inoltre gli incidenti in macchina compaiono il doppio più frequentemente in storie di dolore cronico al collo che in soggetti che lamentano dolore lombare.
In un altro studio hanno visto che su 480 persone con dolore al collo in seguito ad incidenti stradali, il 27% (costituito prevalentemente da persone che durante l’incidente avevano elevati livelli di stress o dolore pregresso) continuava a soffrirne anche dopo oltre 10 anni dall’evento.
Conclusioni
Come detto, l’origine del dolore al collo può essere ricercata in molti, molti fattori.
Se soffrite di dolore al collo, soprattutto se l’insorgenza è avvenuta in seguito ad incidente stradale o in modo repentino aumentando la gravità sempre più, è bene rivolgersi ad un fisioterapista che sia in grado di individuare eventuali red flags, cioè situazioni di allarme, ed indicarvi la strategia più corretta.
Una volta consultato un terapista, ricordate anche che fra i principali colpevoli dell’insorgenza del dolore in generale vi è lo stile di vita: come gestite lo stress, il sonno, come mangiate, quanta acqua bevete, quanto movimento fate.
“Keep active, unless the pain is really acute”, ovvero “siate attivi, a meno che il dolore non sia estremamente forte” è ciò che suggerisce il fisioterapista Sammy Margo in un articolo pubblicato su The Guardian!
Per rispondere infine alla regina delle domande, cioè “cosa faccio quando ho dolore?! Caldo oppure metto ghiaccio?” ancora Sammy Margo suggerisce una soluzione che mi trova pienamente d’accordo: il caldo aiuta a risolvere la tensione muscolare, il ghiaccio riduce l’infiammazione, perciò “use what you know works best on yourself”, ovvero scegli ciò che ti fa sentire meglio!
Bibliografia:
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