Postura e reti olistiche del corpo: come attività quotidiane, stress e psiche influiscono sull’organismo.
La postura e il movimento vanno molto oltre il modello puramente meccanico che l’anatomia ci ha sempre fornito: tale muscolo origina da quel punto e si inserisce in quell’altro punto, quindi compie tale movimento. Giusto, ma un po’ riduttivo: come affermano Schultze Feitis, “se si muove una parte, il corpo risponde come un tutto”, ed il solo tessuto che può mediare questa capacità di risposta è il tessuto connettivo.
Il tessuto connettivo fornisce supporto strutturale e metabolico agli altri tessuti, ed è formato da cellule e matrice extracellulare interposta tra di loro, le quali ne determinano la tipologia: infatti la matrice extracellulare cambia notevolmente nelle varie tipologie di connettivo a seconda delle funzioni proprie del tessuto, dell’età dell’individuo e delle caratteristiche particolari della specie presa in esame.
La diversa organizzazione strutturale del tessuto connettivo riflette le sue funzioni.
Quando prevale la funzione trofica, di trasporto di sostanze utili all’organismo e di difesa dalle aggressioni virali o batteriche, il connettivo deve essere facilmente penetrabile e presenta quindi la struttura leggera, ricca di vasi e dotti linfatici tipica del tessuto connettivo lasso. Se invece la funzione del tessuto di supporto è quella di contenimento, di sostegno o, come nella cute, di una vera e propria barriera, il tessuto connettivo si presenta denso, molto compatto, con fasci di fibre organizzate e orientate, andando a costituire il tessuto connettivo denso.
Anche l’organizzazione e la natura delle fibre varia in base alla funzione del tessuto connettivo preso in esame. Al di sotto di tutti gli epiteli, siano essi semplici o stratificati, è presente un connettivo lasso ricco di fibre reticolari che, oltre a formare una base di sostegno per le cellule, permette ai capillari di raggiungere più facilmente l’epitelio. Se il tessuto connettivo deve resistere a trazione o a distensione, come nei tendini, è ricco di fibre collagene e di fibre elastiche disposte ordinatamente; se il connettivo deve essere resistente alla compressione o circondare un grosso organo, la componente principale costituente le fibre connettivali è il collagene.
Anche l’organizzazione e la natura delle fibre varia in base alla funzione del tessuto connettivo preso in esame. Al di sotto di tutti gli epiteli, siano essi semplici o stratificati, è presente un connettivo lasso ricco di fibre reticolari che, oltre a formare una base di sostegno per le cellule, permette ai capillari di raggiungere più facilmente l’epitelio. Se il tessuto connettivo deve resistere a trazione o a distensione, come nei tendini, è ricco di fibre collagene e di fibre elastiche disposte ordinatamente; se il connettivo deve essere resistente alla compressione o circondare un grosso organo, la componente principale costituente le fibre connettivali è il collagene.
Fra le componenti della sostanza extracellulare ricordiamo l’acido ialuronico, uno dei principali glicosaminoglicani (GAG) che controlla la diffusione di sostanza fra cui anche l’ingresso di batteri e agenti tossici.
Senza addentrarci oltre nella descrizione microscopica delle componenti del connettivo, è opportuno ricordare le due principali funzioni della matrice extracellulare (MEC):
- meccanica = distribuire le tensioni del movimento e della gravità mantenendo contemporaneamente la forma dei diversi componenti del corpo
- metabolica = fornire ambiente adeguatamente idratato e ionico attraverso il quale i metaboliti e i nutrienti possono diffondersi liberamente
La MEC costituisce quindi una matrice vivente, continua e dinamica che si estende ad ogni angolo del corpo: in un’area attiva del corpo, tale sostanza cambia costantemente il suo stato per venire incontro alle necessità locali, mentre in un’area “ferma” essa tende a diventare più viscosa, diventando un deposito per cataboliti e tossine. In particolare, le tensioni che passano attraverso un materiale lo deformano e stirano i legami tra le molecole, creando un leggero flusso elettrico (carica piezoelettrica): essa viene “letta” dalle cellule del tessuto connettivo che rispondono aumentando, riducendo o cambiando gli elementi intercellulari nell’area.
Si evidenzia quindi come il nostro organismo assorba e risponda agli stimoli esterni, siano essi di natura puramente meccanica (una postura che mette sempre in accorciamento un distretto muscolare e sempre in allungamento il distretto antagonista) o di altro tipo, come ad esempio l’influenza delle emozioni: qualunque richiesta si faccia al corpo, gli elementi extracellulari vengono alterati lungo la linea di tensione, e se tale tensione è applicata in modo sufficientemente lento la fascia si deformerà plasticamente, cambierà la sua lunghezza e manterrà quel cambiamento.
Thomas W. Myers giustifica tale capacità di reazione globale con l’interazione fra quelle che lui chiama le tre reti olistiche del corpo, che sono:
- sistema nervoso
- sistema circolatorio
- sistema fibroso o fasciale
La rete nervosa invia e trasporta informazioni binarie ed elettriche: esse vengono inviate secondo un sistema “acceso/spento”, comunicante in millisecondi o secondi. La rete circolatoria invia informazioni chimiche dirette in minuti oppure ore, mentre la rete fibrosa lavora tramite informazioni meccaniche di trazione e compressione (tensegrità) dirette, che comunicano da millisecondi fino ad anni.
Queste tre reti sono intimamente connesse e rispondono alle leggi della sopracitata tensegrità, termine coniato dall’architetto Buckminster Fuller nel 1954 per definire quelle strutture che mantengono la loro integrità grazie ad un bilanciamento di forze tensili intrecciate con continuità lungo la struttura: secondo lo studioso, tali strutture sono caratterizzate da tensione continua intorno ad una compressione localizzata, anche se ogni struttura è tenuta insieme da un equilibrio di tensione e compressione, ed è in questo modo che funziona anche il nostro organismo.
Il corpo dunque distribuisce lo sforzo e le tensioni all’interno di se stesso riequilibrando le forze dei tessuti che lo compongono, e riadattandosi sempre (capacità di resilienza) agli stress a cui viene sottoposto: risulta evidente a questo punto come persino l’alimentazione, attraverso le informazioni chimiche passanti per la rete circolatoria, o le emozioni, che scatenano riposte ormonali o posturali di vario tipo, giochino un ruolo fondamentale nella deformazione della matrice extracellulare del tessuto connettivo e quindi nell’assetto posturale di un individuo.
Solo per fare un accenno sulla relazione fra postura e personalità, è stato dimostrato come il modo di camminare, di stare in piedi o di sedersi, di cambiare posizione in presenza di altri, denoti il grado di autostima della persona, l’estroversione o l’introversione oppure voglia comunicare stili di comportamento espressivi: un soggetto sicuro di se’ tende ad avere un atteggiamento posturale di apertura (petto in vista, sguardo e testa in alto), un soggetto timido ed insicuro tende ad assumere un atteggiamento di chiusura (spalle chiuse in avanti e mento in basso per farsi notare il meno possibile).
Sempre Myers afferma: “attività che producono modifiche di Ph nell’ambiente interno, come disordini respiratori, il rilascio di stress emotivo, o cibo che produce acidità, possono indurre un generale irrigidimento nel corpo fasciale.”
Conclusioni
Il nostro organismo non è organizzato a compartimenti stagni: spesso problemi gastro-intestinali non derivano da disfunzioni del tratto digerente ma da stress, algie alla schiena possono dipendere da tutt’altro che dai muscoli i quali si sono semplicemente adattati allo stimolo inviato da un altro distretto corporeo, il continuo dolore alla cervicale può essere una conseguenza della scarsa autostima e così via.
E’ fondamentale quindi imparare ad ascoltare il proprio corpo, prendere coscienza del proprio organismo e non sottovalutare l’influenza che lo stress, il nostro carattere, il nostro stile di vita alimentare e fisico-motorio possono avere sull’assetto posturale: è per questo che noi della Be Active Studio riteniamo fondamentale la collaborazione con specialisti dell’alimentazione, della psiche e del movimento per migliorare in maniera multidisciplinare il modus vivendi di un soggetto.
Bibliografia:
– Colarusso A., Project Invictus, “Il sistema muscolo-scheletrico come struttura di tensegrità” (marzo 2016)
– Myers T. W., “Meridiani Miofasciali”, ed Churchill Livingstone (2011)
– Appunti di Istologia, Corso di Laurea in Scienze Motorie (a.a. 2011-2012)
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