Fascia, performance e postura
La fascia: il suo ruolo nel miglioramento di performance e postura.
Quante volte avrete sentito dire: “immagina il corpo come un sistema meccanico di leve”.
Vero, ma riduttivo: il movimento umano non è prodotto solo da singoli muscoli attaccati alle ossa, anche se può essere utile pensare ad un modello simile per spiegare la biomeccanica del corpo.
Gli studiosi Schultz e Feitis affermano “Il concetto muscolo-osso presentato nella normale descrizione anatomica fornisce un modello di movimento puramente meccanico.
Esso scinde il movimento in funzione discrete, non riuscendo a fornire un quadro all’integrazione senza interruzioni che si osserva in un corpo vivente. Se si muove una parte, il corpo risponde come un tutto. Dal punto di vista funzionale, il solo tessuto che può mediare questa capacità di risposta è il tessuto connettivo.”
Ma che cosa è questo tessuto connettivo che permette al corpo di muoversi come un insieme?
Il tessuto connettivo è costituito da cellule che secernono una grande varietà di sostanze nello spazio intercellulare (andando a creare la MEC, cioè la matrice extracellulare), sostanze che si combinano per formare ossa, cartilagini, legamenti, tendini: “in altre parole, creano il substrato strutturale per tutte le altre, costruendo la sostanza resistente e flessibile che ci tiene assieme, formando l’ambiente condiviso e di comunicazione per tutte le altre nostre cellule che ci plasma e ci permette il movimento”, usando le parole di Thomas Myers(1).
La MEC distribuisce quindi le tensioni del movimento mantenendo la forma dei diversi componenti del corpo e garantendo un ambiente adeguatamente poroso, idratato e ionico attraverso il quale i metaboliti ed i nutrienti possono diffondersi liberamente.
Il tessuto connettivo utilizza come metodo di comunicazione la stimolazione meccanica, che opera trazioni e compressioni comunicando così da cellula a cellula e fra ambiente intra ed extracellulare tramite la trama fibrosa e sistema di trasduzione del segnale meccanico, il quale viene tradotto in stimolo elettrico tramite l’effetto piezo-elettrico, che determina una cascata di segnali biochimici.
Le sue proprietà tixotropiche gli permettono di mutare reversibilmente la sua struttura molecolare sotto l’azione di forze deformanti esterne, diminuendo la sua viscosità, mentre la comunicazione fra interno ed esterno della cellula è mediata da un particolare tipo di proteine (le integrine) che operano come meccanocettori e trasmettono trazioni e spinte fra questi due ambienti.
Quali sono invece le funzioni del tessuto connettivo?
- Sostegno e collegamento delle unità funzionali del corpo
- Regolazione dell’equilibrio acido-base, del metabolismo idrosalino, dell’equilibrio elettrico/osmotico,
della circolazione sanguigna, della conduzione nervosa - Sede di recettori sensoriali (esterocettori/propriocettori nervosi)
- Dispone anatomicamente e funzionalmente i muscoli in catene miofasciali (influenza sulla postura)
- Barriera contro le infezioni batteriche per la presenza di cellule del sistema immunitario
- Capacità riparative delle zone danneggiate da infiammazioni e/o traumi
- Interazione con sistemi cellulari (integrine)
Esso risente in modo particolare anche dell’assetto metabolico del soggetto, considerando che modifiche del pH nell’ambiente interno quali disordini respiratori, stress emotivo, cibo che produce acidità (farinacei, latticini, carni, insaccati, alcol e tutti gli alimenti processati e lavorati) possono indurre un generale irrigidimento nel corpo fasciale.
Questo è il motivo per cui il medico, il fisioterapista, il chinesiologo o le altre figure che cercano di risolvere la vostra problematica dolorosa, indagano sul vostro stile di vita: ebbene sì, ciò che provoca il dolore cronico al ginocchio che vi portate dietro da anni, potrebbe non aver niente a che fare con problemi strutturali locali ma, come detto, potrebbe avere origini metaboliche. Considerate che in uno studio(2) del 2018 è stato dimostrato che nei 6 mesi successivi ad interventi di chirurgia bariatrica, il dolore al piede che i pazienti continuavano a lamentare era collegato più all’assetto metabolico che a cause meccaniche (precisamente, “Foot pain may be mediated by metabolic, rather than mechanical, factors in bariatric surgery candidates”).
E’ chiaro adesso che dissesti metabolici possono influenzare in modo importante la nostra postura, tramite l’irrigidimento che ne deriva ed il conseguente disequilibrio meccanico: lo stiramento applicato lentamente e costantemente da tale irrigidimento infatti, determina un cambiamento di lunghezza che descrive una delle caratteristiche della fascia, cioè la plasticità.
Concentreremo la nostra attenzione proprio sulla fascia, una parte di tessuto connettivo che riveste muscoli, gruppi di muscoli, vasi e nervi e che gli studiosi definiscono come “una soffice componente di tessuto connettivo che permea il corpo umano”(3).
Ogni cambiamento che avviene nel nostro organismo dunque, sia esso di origine emotiva, metabolica o meccanica, determina una modificazione nell’assetto del tessuto connettivo il quale, percorrendo il nostro corpo lungo dei veri e propri binari, cambia il nostro assetto posturale. Myers descrive ottimamente tale concetto tramite la teoria dei Meridiani Miofasciali, in cui parla appunto delle inserzioni muscolari come “stazioni” in cui “qualche fibra sottostante dell’epimisio del muscolo o del tendine è in continuità con il periostio dell’osso di accompagnamento o, meno spesso, con la matrice di collagene dell’osso stesso” e dove molti vettori miofasciali si incontrano.
Senza addentrarci nella descrizione minuziosa di tali meridiani, per la quale riportiamo al libro, focalizziamoci sul “take home message”:
- La fascia regola molte funzioni all’interno del nostro organismo, tanto da far parlare in ambito
accademico di psico-neuro-endrocrino-immunologia - Il nostro stile di vita (abitudini alimentari, idratazione, stress psicologici e
respirazione)
influenza in modo importante la fascia e di conseguenza la postura - Pensare al movimento come conseguenza dell’azione di un singolo muscolo è altamente semplicistico, per
cui è necessario ragionare di binari e catene miofasciali - La fascia è plastica, per cui si tratta di un organo altamente adattativo ed in
continuo cambiamento - Uno dei principali ruoli della fascia è la comunicazione
- Oltre a prestare attenzione al nostro stile di vita, possiamo intervenire sulla fascia con il
movimento e con la terapia manuale
Per quanto riguarda la terapia manuale, nonostante vi siano metodiche molto diverse tra loro che hanno come target la fascia e la mio-fascia (ovvero il tessuto connettivo che riveste a più livelli i muscoli), i loro effetti NON sono dovuti ad un lavoro di allungamento fisico del tessuto connettivo anche perché ha una resistenza alla trazione molto simile al kevlar ed è improbabile che qualcuno riesca nell’impresa.
Nel mondo della riabilitazione la fascia non viene solo considerata come un mezzo per trasmettere le tensioni meccaniche ma come un organo molto sensibile e adattabile(4): questo perché si è visto che al suo interno vi sono molte cellule che mandano informazioni al nostro cervello sul grado di tensione del tessuto in cui sono inserite(5).
Gli effetti di “detensionamento” conseguenti al trattamento si pensa siano dovuti alla attivazione di queste cellule che, una volta stimolate, inviano al nostro sistema un’informazione diversa rispetto a quella che davano di solito determinando un cambiamento nella regolazione del tono delle unità motorie associate al tessuto(4).
Immaginate di avere una macchina con i sensori di parcheggio difettosi e che suonano quando l’ostacolo è ancora lontano.
Immaginate che l’auto si guidi da sola e che perciò rispetti quello che i sensori gli dicono.
Allo stesso modo, queste cellule inviano informazioni di allarme quando la tensione percepita supera un certo limite: l’allarme arriva al nostro Sistema Nervoso Centrale che, per evitare danni, agisce contraendo la parte ed interrompendo il segnale di eccessiva tensione. Se si pensa che la distorsione di caviglia è dovuta ad una inversione forzata e fuori dai normali limiti articolari, si capisce bene che avere questo meccanismo di controllo è molto utile.
Anche questi sensori però si possono attivare prima del dovuto creando delle retrazioni muscolari e fasciali; in entrambi i casi, serve un punto di vista esterno che analizzi in maniera oggettiva il funzionamento dei recettori e che poi li riporti in uno stato di normalità.
Questo, in estrema sintesi e approssimazione, è quello che fa il Fisioterapista quando lavora sulla fascia.
Possiamo concludere questo breve excursus sul mondo della fascia sottolineando nuovamente come sia piuttosto semplicistico e riduttivo ragionare di postura e movimento tenendo in considerazione esclusivamente ossa e muscoli, dato il fondamentale ruolo di garante dell’equilibrio che gioca la fascia, sulla quale possiamo influire attraverso:
- Idratazione
- Alimentazione
- Respirazione
- Movimento
- Terapia manuale
Bibliografia:
1 “Meridiani Miofasciali”, Thomas Myers, ed. Churchill Livingstone, II edizione (2011)
2 ”Fat mass, but not fat-free mass, predicts increased foot pain with obesity, independent of bariatric surgery.”, Walsh TP, Quinn SJ, Evans AM, Yaxley A, Chisholm JA, Kow L, Shanahan EM, Surg Obes Relat Dis. 2018 Jun 25. pii: S1550-7289(18)30329-0. doi: 10.1016/j.soard.2018.06.015
3 “The Tensional Network of the Human Body”, R. Schleip, T.W. Findley, L. Chaitow, P.A. Huijing, ed. Churchill Livingstone, II edizione (2015)
4”Fascial Plasticity – A new neurological explanation Part 1”, Schleip R., Journal of Bodywork and Movement Therapies (2003)
5 ”Fascial Manipulation for Musculoskeletal Pain”, Stecco L., ed Piccin (2004)
speriamo che questo aiuti con il mio impingement. si sente bello e sembra qualcosa da fare dopo squat pesanti e soprattutto squat anteriori. Ma un fatto importante sarebbe quanto spesso si fa questo excerise una settimana / giorno?
Ciao Stacy,
ti consiglio di rivolgerti ad un fisioterapista per una valutazione accurata.
Questo ti consentirà di avere un programma di terapie e/o esercizi mirati per risolvere il dolore in fase acuta e mantenerlo sotto controllo durante i successivi allenamenti.
Il tuo coach poi dovrà inserire un warm up adeguato ed esercizi di compenso idonei.